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Vacanze al mare - Parte 5


di DioBacco
28.09.2018    |    17.855    |    0 9.4
"Quel pompino mi mandò al limite della sopportazione..."
A quanto pare fu Martina che si svegliò per prima questa volta. Io ero di schiena e lei al mio fianco destro, rannicchiata su di me. Aveva una mano sul mio petto, l’altra sul suo e una gamba sopra le mie. Si mise a sedere senza svegliarmi e si accorse che eravamo nudi entrambi; le venne un istante di panico, ma fu solo momentaneo. Si ricordò subito di ieri e sospirò di tranquillità. Ripensandoci si ritrovò un po’ eccitata; era tentata di far qualcosa ma non sapeva se masturbarsi o lasciar perdere. Le cadde l’occhio sul mio uccello semi-eretto e le passò il dubbio.
Ero ancora mezzo addormentato quando sentii come se stessi sognando un movimento sul letto; poi senti una pressione sul mio cazzo. Sembrava una sega e avvertii l’erezione crescere. All’improvviso mi senti colto da un forte calore, umido mi parve anche, sempre sul cazzo. Era piacevole e intenso, come se mi stessero massaggiando quasi. Ancora mezzo rimbambito mi svegliai; aprii gli occhi e sollevando il capo vidi con i pensieri ancora offuscati mia cugina nuda che mi faceva un pompino. Credo che il mio cuore smise di battere per un secondo nel realizzare la situazione; ma come per Martina, fu solo un secondo dopo che i ricordi di ieri riaffiorarono. La salutai con un buongiorno e lei interruppe il ciuccio per ricambiare il buongiorno. Si rimise subito al lavoro, tenendo con una mano l’asta diritta succhiava fino a che poteva, evitando di andare fino in fondo, semplicemente gustandosi il sapore del mio cazzo; con l’altra mano si stuzzicava la sua figa aumentando la sua eccitazione e il ritmo della pompa. Io intanto restavo lì sdraiato e beato del suo servizietto, ripensando a quanto stesse diventando troia mia cugina.
Martina si staccò dal mio cazzo durissimo e scivolo sul mio petto. Si allungò su di me e mi bacio. Ci baciammo con passione, con le lingue intrecciate e gemendo leggermente. Allungai le mani sulla sua schiena e andai a tastare il suo sesso; umido di eccitazione, era pronta per scopare. Ma prima volevo ricambiare la cortesia che mi aveva fatto svegliandomi. La feci mettere a cavalcioni sopra di me; li per li non capii cosa volessi fare, ma quando le dissi di sedermi sulla mia faccia le si illuminò il viso. Mi pianto la figa sulle labbra cosicché avessi il naso appena contro la sua peluria bionda. Presi subito a leccare e a penetrarla con la bocca spingendomi più a fondo che potessi. Sentivo i suoi umori che mi scendevano in bocca e li ingoiavo; questa operazione mi faceva vibrare tutta la bocca stimolando ulteriormente il suo sesso. Martina stava godendo da pazzi il mio servizio e prese a gemere con forza. Speravo che non la sentisse nessuno. Nel mentre con una mano riuscii a recuperare i preservativi che avevo comperato ieri sera. Ne strappai uno e a fatica lo indossai. Con una leggera pressione al suo culo marmoreo la spinsi in alto. Mi guardò con occhi carichi di desiderio sessuale; un semplice cenno e si posizionò sopra di me. Tenni diritto il mio cazzo e lei si lasciò penetrare. Godendo del mio uccello che si faceva strada in lei Martina si lasciò andare ad un lungo ululato di piacere. Quando fummo completamente connessi eravamo entrambi ad un passo dall’orgasmo. Iniziò a muoversi avanti e indietro gemendo senza ritegno; stavo per fare qualcosa, non mi ricordo cosa avessi in mente di fare, quando lei iniziò a cavalcarmi. Non riuscivo a parlare da quanto era scatenata e tutte i miei sforzi erano dettati a non venire. Salendo e scendendo sul mio cazzo, si impalava e urlava di piacere eccitata com’era. Quando l’orgasmo la raggiunse, Martina lanciò la testa all’indietro e si abbandonò al suo godere. Stritolato dalla sua vagina, non potei più trattenermi e venni nel preservativo.
Ansimanti dalla fatica e piacere, ci ritrovammo l’una sopra l’altro. Un bacio lungo e intenso siglò il nostro risveglio definitivo. Ci lavammo assieme per toglierci di dosso il sudore e ci preparammo per far colazione. Con i costumi addosso e dopo aver mangiato ci dirigemmo in spiaggia e li passammo il resto della mattinata. Lei si ricongiunse con le sue amiche e si allontanò. Io ne approfittai per riposare; passai fino all’ora di pranzo a leggere un libro e a massaggiare con Michela. Non l’avevo sentita ieri e mi chiese se andava tutto bene. A parte averle messo le corna con mia cugina appena maggiorenne dopo averla sverginata andava tutto benissimo. Mi sentii tremendamente in colpa per lei. Era una brava ragazza dopotutto e io, considerando la situazione, ero un bastardo nell’averla tradita. Anche se il senso di colpa mi attanagliava non potevo farci niente. Verso l’ora di pranzo mi scrisse anche Martina dicendomi che si sarebbe fermata con il suo gruppo di amiche a mangiar fuori; sarebbe tornata nel pomeriggio. Mangiai da solo e andai a fare due passi in giro. Restai a chiacchierare con qualche conoscenza nei bar li vicino e tirai fino alle tre di pomeriggio. Nel ritornare mia cugina mi scrisse di nuovo dicendo che mi aspettava in spiaggia. Recuperai i teli e la sacca per il mare il albergo e la raggiunsi.
La trovai che beveva una granita con uno splendido costume rosso a due pezzi. Sembrava un pezzo di intimo più che un costume. MI raccontò che era un nuovo acquisto e se le piacevo. Le dissi che era da urlo. Mi unii a lei e presi una granita pure io. Passammo il pomeriggio come al solito, tra sdraio, passeggiate e bagni in mare; l’unica differenza era che non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Era da urlo; i capelli biondi erano raccolti in una coda di cavallo, la pelle liscia abbronzata dal sole, il seno era risaltato dal pezzo del costume e il culo era come sempre un capolavoro che mi incantava. Senza dubbio lei si era accorta delle mie occhiate e non la smetteva di sculettare per provocarmi. Verso le sei eravamo sullo sdraio a godere degli ultimi raggi di sole; mi disse che andava a prendersi una bibita al bar e mi chiese di accompagnarla. Le dissi che non avevo voglia ma lei si fece pregare e mi obbligò a seguirla; non volevo andare perché inevitabilmente avrei dovuto vederla sculettare. La spiaggia era ormai vuota a parte noi e pochi altri. Nel tragitto per il bar passammo vicino alle cabine per cambiarsi. Non notai quella aperta fino a quando Martina mi spinse dentro, chiudendosi dietro la porta e bloccando la serratura con una chiave che nascondeva nel reggiseno. Mi disse che aveva voglia e in un attimo si inginocchio e mi calò giù il costume. Il mi cazzo svettò fuori come una molla. Lo agguantò in un secondo e prese a segarmi. La troietta aveva fame di cazzo. Mi disse che aveva recuperato la chiave dal nostro bagnino e che erano state le sue amiche a farle venire in mente l’idea. Non ebbi modo di chiedere altro che iniziò a succhiarmi il cazzo con voracità. Era veloce e lasciava cadere saliva ogni volta che lo faceva uscire. Alternò leccate e ciucciate portandomi in estasi. Da quando era diventata così brava? Mi reggevo al muro e guardavo con meraviglia mia cugina che si infilava il mio cazzo fino alla base. Era in piena frenesia e non rallentava il ritmo di un secondo. Quel pompino mi mandò al limite della sopportazione. Le dissi con un filo di voce che stavo per venire e lei si concentrò sulla mia cappella. Succhiando, accolse il mio sperma nella bocca e non lasciò che nemmeno una goccia ne uscisse fuori. L’orgasmo mi lasciò senza fiato. Vidi Martina gustarsi la mia sborra e ingoiarla a piccoli sorsi; potevo quasi sentirla mentre ingoiava. Con un sorriso da furba mi tirò su il costume e diede un rapido bacio sulle labbra. Esterrefatto dal comportamento e dalla sua bravura la segui uscendo assieme a lei dalla cabina. Non ci vide nessuno. Mentre andavo a recuperare la nostra roba per tornare in albergo si fermo dal bagnino a riconsegnarli la chiava. Mi raggiunse e mi disse che quel succo l’aveva dissetata. Sculettando e soddisfatta, tornammo indietro verso la nostra camera. Quella notte scopammo nuovamente.
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